MARCATO: «COSÌ SOSTENIAMO LA COMPETITIVITÀ DELLE NOSTRE IMPRESE»

29 Nov 2021

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Intervista a tutto tondo all’assessore regionale Roberto Marcato: dal nuovo bando da 33,5 destinato alle Pmi all’economia circolare, fino al PNRR

Dal 25 novembre è possibile presentare la domanda per il bando regionale da 33 milioni e mezzo di euro destinato alle piccole e medie imprese e pensato per valorizzare e sostenere tutti quei progetti di investimento in tecnologie dell’Industria 4.0, che favoriscano la creazione di economie circolari. Ne abbiamo parlato in questa intervista esclusiva con l’assessore regionale allo sviluppo economico Roberto Marcato. Spaziando però anche sulla situazione delle imprese del territorio in tema di innovazione e digitalizzazione, per arrivare alla questione PNRR, sulla quale osserva: «Lo Stato ha condotto le procedure di gestione delle risorse del PNRR secondo una logica accentrata a livello nazionale».

Quali linee hanno guidato la stesura del bando?

«Il bando tende a sostenere la competitività delle imprese del settore manifatturiero e dei servizi alle imprese promuovendone la digitalizzazione e lo sviluppo verso modelli di economia circolare.
L’investimento tecnologico (in 4.0) è, infatti, strettamente legato all’implementazione di percorsi “circolari”; l’economia circolare si sviluppa utilizzando modelli di business, tecnologie e competenze legate all’industria 4.0. Queste tecnologie aprono nuovi spazi di innovazione per la progettazione e produzione più sostenibile, così come per la realizzazione di processi che consentano di tracciare il consumo delle risorse e l’utilizzo dei prodotti».

Il bando fa specifico riferimento al concetto di economia circolare: In queste dinamiche il Veneto, il cui tessuto economico è peculiarmente dominato da imprese di piccole dimensioni, come si pone?

«L’Economia Circolare è un modello che si sta sempre più affermando per salvaguardare il nostro pianeta e può essere uno strumento per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile fissati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

I concetti che stanno alla base dell’economia circolare, dell’uso, riuso, riciclo, implicano una revisione consistente di tutto il processo industriale per ripensare il prodotto in termini di riutilizzo. Questo coinvolge tutte le fasi di produzione, logistica compresa. Il Veneto è pieno di storie sostenibili e circolari, storie di eccellenze, fatte di amore per il prodotto, ma anche per il territorio.

Certamente il settore manifatturiero è quello più coinvolto da questa trasformazione del processo produttivo, ma anche i settori del commercio e del piccolo artigianato, caratterizzati da microimprese, possono essere sicuramente attori significativi nello sviluppo dei processi di transizione energetica e di economia circolare, basti pensare al sistema di gestione dei rifiuti e all’utilizzo degli imballaggi.

Un richiamo va fatto anche alla Rete Innovativa Regionale “Veneto Green Cluster”, la quale vuole aggregare le migliori eccellenze nell’ambito della valorizzazione dei rifiuti, coinvolgendo settori industriali orientati alla fornitura di beni e servizi ambientali (green business) e imprese impegnate a ridurre l’impatto ambientale dei propri processi produttivi e dei propri prodotti (green production). Questo secondo aspetto sostiene una transizione verde (greening) del sistema economico nel suo complesso.

In particolare, “Veneto Green Cluster” vuole essere una piattaforma tecnologica, un hub informativo, dedicato alla ricerca di soluzioni tecnologiche finalizzate alla trasformazione dei rifiuti in risorse ed energie rinnovabili, prevalentemente per scopi industriali, in tutti i settori produttivi».

Negli ultimi anni molti macchinari 4.0 sono diventati di uso comune anche nelle nostre aziende, ma forse la situazione non è omogenea ovunque. Quale ritiene sia il grado di maturità digitale nella regione?

«Il digitale è stato un pilastro di resilienza per molte imprese nell’emergenza Covid-19 che sono state spinte verso queste tecnologie (e-Commerce, Cloud, lavoro da remoto) per continuare l’operatività aziendale e sostenere i fatturati in forte contrazione. La maggioranza delle imprese ha fatto investimenti nella trasformazione digitale, avviata già prima del Covid, soprattutto in strumenti di gestione digitalizzata dei dati, sicurezza informatica, internet ad alta velocità e Cloud. Questa evoluzione ha comportato la formazione e riqualificazione del personale verso le nuove competenze digitali, nonché il reclutamento di nuovi profili con abilità e competenze digitali.

Inoltre, dalla fotografia scattata da Unioncamere attraverso l’osservatorio dei Punti Impresa Digitale (PID) delle Camere di commercio, sulla base dei test sulla maturità digitale effettuati dalle imprese italiane e i dati del Registro delle imprese, è emerso che nella classifica nazionale per livelli di digitalizzazione delle Pmi, il Veneto è in settima posizione. Pertanto, il percorso è ancora lungo, di qui l’importanza di iniziative regionali che stimolano le imprese ad investire nelle tecnologie 4.0».

PNRR, non solo un’opportunità economica e sociale, ma un’occasione di crescita e sviluppo che si spera sia sostenibile e duratura. Sappiamo che la Regione Veneto ha a suo tempo avanzato una prima proposta basata su 13 macro progetti declinati in 155 progetti attuativi. Ci sono novità a riguardo e cosa si sente di dire agli imprenditori veneti, più che mai animati dalla voglia di ripartire?

«L’economia del Veneto sta reagendo alle conseguenze della pandemia; dopo la contrazione del PIL nel 2020 (-9%), si prevede un + 6,4% per il 2021 (per l’Italia il dato si ferma a +6%).

Una spinta importante per alimentare questa reazione potrà venire dai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il quale si inserisce all’interno del programma Next Generation EU (NGEU), il pacchetto da 750 miliardi di euro, costituito per circa la metà da sovvenzioni, concordato dall’Unione Europea in risposta alla crisi pandemica. La principale componente del programma NGEU è il Dispositivo per la Ripresa e Resilienza, che ha una durata di sei anni, dal 2021 al 2026, e una dimensione totale di 672,5 miliardi di euro (312,5 sovvenzioni, i restanti 360 miliardi prestiti a tassi agevolati).

Dal canto proprio, la Regione del Veneto ha predisposto un proprio Piano Regionale per la Ripresa e la Resilienza (PRRR), che costituisce un piano di rilancio e riposizionamento del Veneto per i prossimi dieci anni rispetto alle sei aree “tematiche” denominate “Missioni” dalle Linee Guida approvate dal Parlamento il 13 ottobre 2020: digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per la mobilità; istruzione, formazione, ricerca e cultura; equità sociale, di genere e territoriale; salute. Il piano individua 13 macro-progetti, per un ammontare di 24,984 miliardi di euro.

Ad oggi, tuttavia, lo Stato ha condotto le procedure di gestione delle risorse del PNRR secondo una logica accentrata a livello nazionale. Al momento quindi non vi sono certezze relativamente alla distribuzione, e in quale entità, delle risorse del PNRR alle Regioni e agli Enti locali».

Nelle scorse settimane nel magazine di Confapi Padova abbiamo intervistato diversi fra i professori che compongono il Comitato Tecnico Strategico di Veneto Sviluppo. In che fase siamo del lavoro del Cts?

«Il Comitato Tecnico Strategico, istituito dalla Regione Veneto e coordinato da Veneto Sviluppo Spa, è formato da undici docenti universitari afferenti ad ambiti scientifici, giuridici ed economici, ed ha il compito di elaborare strumenti di monitoraggio dell’economia regionale e di analisi territoriale a supporto della progettualità nell’utilizzo dei fondi UE, con particolare attenzione allo sviluppo dell’innovazione e della sostenibilità, al fine di porre in essere le azioni necessarie al rilancio dell’economia regionale».

Diego Zilio

Ufficio Stampa Confapi Padova

stampa@confapi.padova.it

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